
Nel biennio 2016-2017 è stato registrato un costante aumento del numero delle persone che la considerano un must-have: la colazione non è un optional ma un saporito apostrofo tra le parole buon e giorno. 361 pasti cadauno in un anno solare è la media del consumo, stando ai sondaggi della Nielsen, che ha indagato le abitudini alimentari dei cittadini dei quattro continenti (Europa, Asia, America, Oceania): la colazione è dunque un appuntamento quotidiano globale. Il 70% della popolazione mondiale la preferisce in casa e la sta reinventando a propria immagine e somiglianza, prendendo ispirazione dalle ultime tendenze del Food&Beverage che rivelano, oltre alle abitudini alimentari del cosmopolita contemporaneo, le tendenze di consumo più in voga per la colazione del nuovo millennio fondata su tre imprescindibili paradigmi:

La babilonia del gusto, la sodoma e gomorra del sapore: si potrebbe descrivere in questi termini l’offerta per la prima colazione al grand hotel St. Regis di Mumbai, dove ogni mattina quindici chef si svegliano sapendo che dovranno correre più veloce dei loro clienti più mattinieri per celebrarne il risveglio con una succulenta colazione a buffet ispirata ai principi della Seven Kingdom Kitchen, la cucina dei Sette Regni. La parola d’ordine è contaminazione: di gusti, ingredienti e tradizioni culinarie, per offrire al cliente sapori inaspettati, consistenze improbabili e un’esperienza di consumo inedita per la colazione del mattino, sempre più simile a un pranzo in anticipo. Multicereale come piace all’olandese, ricca di omega-3 nella tradizione scandinava, spicy per la fascinazione dell’esotico, crudista e a kilometro zero nel rispetto dei principi del veganesimo bio e del commercio equo e solidale, senza lattosio e gluten free per gli intolleranti, senza olio di palma e grassi idrogenati per gli integralisti dell’home-made.
E siccome proverbialmente si mangia anche con gli occhi, l’impiattamento non è più un dettaglio trascurabile. Tazza e piattino si fondono nella forma privilegiata della ciotola di legno o ceramica - acai, pokè e bibimbap - che esalta la miscela di sapori e contribuisce al senso di sazietà visiva.
La colazione non ha più standard né prescrizioni, come dimostrano i menù della fascia oraria 7-15 di alberghi e restaurant bar. Inneggiando al paradigma del breakfast all day - ovvero dell’abitudine di consumare nelle prime ore del giorno un pasto abbondante che includa zuccheri, carboidrati, vitamine, proteine, grassi - diversi ristoratori hanno ampliato l’offerta di alimenti e riconvertito i propri menù con l’ambizione di intercettare i gusti di un target di consumatori che ragiona e vive nell’ottica del melting pot. Al Jam Restaurant di Chicago, è un tripudio di quiche, french toast, omelette, burger e pastrami dove gli ingredienti si combinano secondo la logica del dolce-salato. Al Seatown Restaurant di Seattle, si mangiano ostriche per colazione. Mentre a Milano, al TOM o da IlovePoke, si ordina la pokè bowl hawaiana di pesce crudo, soia, alghe, olio di sesamo, cipolle, peperoncino, verdure, spezie del pacifico. Per consumare altra proteina animale si va da Eggslut, il franchising fondato sulle uova, che offre una vasta gamma di egg-burger: pane di ogni tipologia ripieno di uova cucinate in tutte le salse. Per la colazione “100% botanical e 99% organic” - come recita il pay-off che accompagna il logo - si va da Le Botaniste. E dall’amore per il bio alla passione wild, il passo è breve. Al Giraffe Manor di Nairobi, gli ospiti della residenza disposti ad alzarsi dal letto alle prime luci dell’alba, possono fare colazione con le giraffe che si affacciano in sala dalle ampie finestre della sala ristorazione in stile neo-coloniale. E allo Zoo di Singapore, prima della visita al bioparco, si fa uno spuntino tra gli esemplari più docili di scimmia nella terrazza del ristorante Ah Meng, che prende il nome dalla mascotte della città di Singapore, la femmina di orangotango Ah Meng.
I fanatici dell’espresso del mattino, dimentichino il caffè nero bollente trangugiato alla calata al bancone del bar: anche un semplice caffè può trasformarsi in un’esperienza di degustazione, se consumato nelle hall of coffee di Londra. Dal torrefattore al consumatore: in questi spazi polifunzionali si sceglie la tipologia di chicco, la grana della macinazione e il metodo di preparazione. Workshopcoffee e Ozonecoffee, oltre ad offrire wifi gratuito, postazioni coworking, emeroteca e libreria, organizzano workshop teorici e pratici sull’arte del buon caffè, e corsi di formazione per aspiranti miscelatori di diverse varietà d’arabica: fondamenti di tostatura e macinazione del chicco, e metodologie di preparazione del caffè con strumenti e alambicchi in stile steam punk, piuttosto lontani dall’immaginario tradizionalista della moka Bialetti. E per completare l’offerta con del companatico si prediligono le partnership con i fornai e i pasticceri più amati di Instagram, come la Fabrique Bakery. Beverone e lievito alla mano, e si riparte con sprint.
